... per poter dare un nome ai propri sentimenti.
Alle volte è necessario, doloroso ma necessario per se stessi, per non cadere in circoli viziosi che distorcono la realtà delle cose, che ci fanno etichettare con nomi di comodo emozioni, stati d'animo, situazione che invece pretenderebbo più profondità, più impegno, più responsabilità.
E difficile chiamare le cose col proprio nome, bisogna riuscire a vederle per quello che sono e non per quello che vorremmo che siano, costruendo così illusioni per farci "stare meglio" o "sopportare" o "sperare"...
Nella solitudine voglio vedere il mio amore per lei, voglio vedere per quanto tempo può bruciare ancora, voglio vedere se è un sentimento superficiale o se invece è così profondo da continuare a persistere nonostante sia "a senso unico", voglio vedere, già questo sarebbe sufficiente.
Ne avrò la forza e il coraggio? Riuscirò a portare avanti una decisione che sicuramente porterà dolore sia a me che a lei?
Vorrei piangere solo per vedere il dolore materializzarsi nelle lacrime, per potergli dare una consistenza, perchè ho la necessità di vederlo, sentirlo, poterlo toccare, assaggiare...
E ho paura, paura dell'incertezza del futuro, paura per l'infrangersi di sogni che da solo mi sono costruito, sogni che credevo realizzabili, sogni ai quali ho dato importanza, ai quali ho dato speranza, ai quali ho creduto e ai quali credo ancora. Credo però di non riuscire a vedere gli ostacoli alla loro realizzazione, ostacoli che invece di certo ci sono, ostacoli che si frappongono fra la possibilità di costruire e il coraggio di volerlo fare.
E mi tremano le mani...
E il mio sguardo si perde nel vuoto, quel vuoto che mi riempie e che devo assolutamente affrontare per capire...
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"Come la rupe massiccia non si scuote per il vento, così pure non vacillano i saggi in mezzo a biasimi e lodi"
[Buddha]