"Li avete mandati al massacro

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Stufa2000
00mercoledì 13 maggio 2009 16:53
in quei lager stupri e torture"
LAMPEDUSA - "Li hanno mandati al massacro. Li uccideranno, uccideranno anche i loro bambini. Gli italiani non devono permettere tutto questo. In Libia ci hanno torturate, picchiate, stuprate, trattate come schiave per mesi. Meglio finire in fondo al mare. Morire nel deserto. Ma in Libia no". Hanno le lacrime agli occhi le donne nigeriane, etiopi, somale, le "fortunate" che sono arrivate a Lampedusa nelle settimane scorse e quelle reduci dal mercantile turco Pinar. Hanno saputo che oltre 200 disgraziati come loro sono stati raccolti in mare dalle motovedette italiane e rispediti "nell'inferno libico", dove sono sbarcati ieri mattina. Tra di loro anche 41 donne. Alcuni hanno gravi ustioni, altri sintomi di disidratazione. Ma la malattia più grave, è quella di essere stati riportati in Libia. Da dove "erano fuggite dopo essere state violentati e torturati. Non solo le donne, ma anche gli uomini".

I visi di chi invece si è salvato, ed è a Lampedusa raccontano una tragedia universale. La raccontano le ferite che hanno sul corpo, le tracce sigarette spente sulle braccia o sulla faccia dai trafficanti di essere umani. Storie terribili che non dimenticheranno mai. Come quella che racconta Florence, nigeriana, arrivata a Lampedusa qualche mese fa con una bambina di pochissimi giorni. L'ha battezzata nella chiesa di Lampedusa e l'ha chiamata "Sharon", ma quel giorno i suoi occhi, nerissimi, e splendenti come due cocci di ossidiana, erano tristi. Quella bambina non aveva un padre e non l'avrà mai.

"Mi hanno violentata ripetutamente in tre o quattro, anche se ero sfinita e gridavo pietà loro continuavano e sono rimasta incinta. Non so chi sia il padre di Sharon, voglio soltanto dimenticare e chiedo a Dio di farla vivere in pace". Accanto a Florence, c'è una ragazza somala. Anche lei ha subito le pene dell'inferno. "Quando ho lasciato il mio villaggio ho impiegato quattro mesi per arrivare al confine libico, e lì ci hanno vendute ai trafficanti e ai poliziotti libici. Ci hanno messo dentro dei container, la sera venivano a prenderci, una ad una e ci violentavano. Non potevamo fare nulla, soltanto pregare perché quell'incubo finisse". Raccontano il loro peregrinare nel deserto in balia di poliziotti e trafficanti. "Ci chiedevano sempre denaro, ma non avevamo più nulla. Ma loro continuavano, ci tenevano legate per giorni e giorni, sperando di ottenere altro denaro".

Il racconto s'interrompe spesso, le donne piangono ricordando quei giorni, quei mesi, dentro i capannoni nel deserto. Vicino alle spiagge nella speranza che un giorno o l'altro potessero partire. E ricordano un loro cugino, un ragazzo di 17 anni, che è diventato matto per le sevizie che ha subito e per i colpi di bastone che i poliziotti libici gli avevano sferrato sulla testa. "È ancora lì, in Libia, è diventato pazzo. Lo trattano come uno schiavo, gli fanno fare i lavori più umilianti. Gira per le strade come un fantasma. La sua colpa era quella di essere nero, di chiamarsi Abramo e di essere "israelita". Lo hanno picchiato a sangue sulla testa, lo hanno anche stuprato. Quel ragazzo non ha più vita, gli hanno tolto anche l'anima. Preghiamo per lui. Non perché viva, ma perché muoia presto, perché, finalmente, possa trovare la pace".

Le settimane, i mesi, trascorsi nelle "prigioni" libiche allestite vicino alla costa di Zuwara, non le dimenticheranno mai. "Molte di noi rimanevano incinte, ma anche in quelle condizioni ci violentavamo, non ci davano pace. Molti hanno tentato di suicidarsi, aspettavano la notte per non farsi vedere, poi prendevano una corda, un lenzuolo, qualunque cosa per potersi impiccare. Non so se era meglio essere vivi o morti. Adesso che siamo in Italia siamo più tranquille, ma non posso non stare male pensando che molte altre donne e uomini nelle nostre stesse condizioni siano state salvate in mare e poi rispedite in quell'inferno, non è giusto, non è umano, non si può dormire pensando ad una cosa del genere. Perché lo avete fatto?".

"Noi eravamo sole, ma c'erano anche coppie. Spesso gli uomini morivano per le sevizie e le torture che subivano. Le loro mogli imploravano di essere uccise con loro. La rabbia, il dolore, l'impotenza, cambiavano i loro volti, i loro occhi, diventavano esseri senza anima e senza corpo. Aiutateci, aiutateli. Voi italiani non siete cattivi. Non possiamo rischiare di morire nel deserto, in mare, per poi essere rispediti come carne da macello a subire quello che cerchiamo inutilmente di dimenticare". Hope, 22 anni, nigeriana è una delle sopravvissute ad una terribile traversata. Con lei in barca c'era anche un'amica con il compagno. Viaggiavano insieme ai loro due figlioletti. Morirono per gli stenti delle fame e della sete, i corpi buttati in mare. "Come possiamo dimenticare queste cose?". Anche loro erano in Libia, anche loro avevano subito torture e sevizie, non ci davano acqua, non ci davano da mangiare, ci trattavano come animali. Ci avevano rubati tutti i soldi. Per mesi e mesi ci hanno fatto lavorare nelle loro case, nelle loro aziende, come schiavi, per dieci, venti dollari al mese. Ma non dovevamo camminare per strada perché ci trattavano come degli appestati. Schiavi, prigionieri in quei terribili capannoni dove finiranno quelli che l'Italia ha rispedito indietro. Nessuno saprà mai che fine faranno, se riusciranno a sopravvivere oppure no e quelli che sopravviveranno saranno rispediti indietro, in Somalia, in Nigeria, in Sudan, in Etiopia. Se dovesse accadere questo prego Dio che li faccia morire subito".

La Repubblica
cuore77
00mercoledì 13 maggio 2009 17:22
E' agghiacciante!!

E' impossibile rimanere indifferenti di fronte a certe realtà.A me prende un magone solo a sentirle certe storie.

Rimandare questa povera gente nelle mani dei propri aguzzini è disumano.E' come se li si uccidesse due volte...è un pò come rendersi complici di questi crimini...però mi chiedo...ci possiamo davvero "permettere" di ospitare tutta queste gente?

Sinceramente,cosa siamo in grado di offrirli???lavoro???un tetto???cosa??? [SM=g1429469]
Stufa2000
00mercoledì 13 maggio 2009 17:36
Re:
cuore77, 13/05/2009 17.22:

E' agghiacciante!!

E' impossibile rimanere indifferenti di fronte a certe realtà.A me prende un magone solo a sentirle certe storie.

Rimandare questa povera gente nelle mani dei propri aguzzini è disumano.E' come se li si uccidesse due volte...è un pò come rendersi complici di questi crimini...però mi chiedo...ci possiamo davvero "permettere" di ospitare tutta queste gente?

Sinceramente,cosa siamo in grado di offrirli???lavoro???un tetto???cosa??? [SM=g1429469]




non lo so cosa potremmo offrigli

però qualcosa so

so che siamo in Europa, e che abbiamo bisogno dell'aiuto degli altri paesi

so che siamo un paese di sfruttatori, che non fa nulla per, se non migliorare, non peggiorare le condizioni di vita nel loro paese

so che quelli onesti ci fanno comodo

e so che non siamo capaci di creare una giustizia che funzioni

so che dieci anni fa quello stesso omuncolo piangeva in tv per quei disperati, e so che abbiamo speso 5 miliardi di dollari per assicurarci il "diritto" di rispedirli indietro

spiderMeA
00giovedì 14 maggio 2009 17:41
a me sembra strano...
mi sembra strano... sono ormai decine d'anni che sbarcano immigrati e nessuno ha mai detto niente di queste incredibili torture subite in Libia. Ora che il governo li rimanda in Libia, là c'è l'inferno...

mah...

MeA PerplessitositY
luglio2006
00giovedì 14 maggio 2009 18:25
Re: a me sembra strano...
spiderMeA, 14/05/2009 17.41:

mi sembra strano... sono ormai decine d'anni che sbarcano immigrati e nessuno ha mai detto niente di queste incredibili torture subite in Libia. Ora che il governo li rimanda in Libia, là c'è l'inferno...

mah...

MeA PerplessitositY




Ciao MeA ricorda che i poveri hanno sempre poca voce in capitolo...
Stufa2000
00giovedì 14 maggio 2009 20:53
Re: a me sembra strano...
spiderMeA, 14/05/2009 17.41:

mi sembra strano... sono ormai decine d'anni che sbarcano immigrati e nessuno ha mai detto niente di queste incredibili torture subite in Libia. Ora che il governo li rimanda in Libia, là c'è l'inferno...

mah...

MeA PerplessitositY




c'è sempre stato l'inferno, le associazioni umanitarie hanno provato più volte a denunciare gli abusi e le torture, ed anche lo sfruttamento di questa gente

l'Italia più volte è stata denunciata sia per gli accordi presi con la Libia, sia per le condizioni in cui vivono gli immigrati nei centri di permanenza

ma ci si guarda bene dal dire queste cose, perchè "la caccia al cattivo" è uno dei migliori cavalli di battaglia elettorali

si chiama "istigazione alla paura"

se hai voglia di approfondire www.tanadezulueta.it/html/modules/soapbox/article.php?...
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